giovedì 31 dicembre 2015

Estratto da IL SOGNO DI BRANDON - Una ferita comincia a guarire nel momento in cui si è aperta...

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«Siamo tutti come vasi rotti,» aveva realizzato in quel preciso istante Morgan «ci hanno lasciato cadere su questa Terra e siamo come andati in pezzi, ora tocca a noi trovare ciò che manca per completarci e tenerlo stretto.»
E Lei era il pezzo giusto, quello da tenere stretto, l’ultimo, il mancante, il più grosso, quello che si può cercare per tutta la vita senza mai trovarlo, il completamento di tutto, quello che viene a dare uno scopo.

venerdì 18 dicembre 2015

INIZIO PRIMO CAPITOLO: La notte è fatta per vivere. Il sogno di Brandon

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Brandon guarda pensieroso, attraverso i vetri di casa, la notte che cala sulla città di Heaven Town e su Grey Land, il suo quartiere. Il suo bel volto da diciassettenne sembra vagamente piegato in un sorriso calmo e placido. C’è qualcosa, stasera, che lo rende sereno. È qualcosa che gli gratta il fondo della pancia e gli rischiara il volto. È un pensiero insistente e dai contorni nitidi. Ha persino un nome, un nome dolcissimo che, al solo pensarlo, riempie di gioia il suo giovane cuore. Eppure, a pensarci bene, Brandon non dovrebbe aver molto di cui essere felice. Vive in un posto terribile, al centro di una periferia grigia, che ringhia contro ogni faccia che la abiti, come un cane rabbioso. I palazzi sono cadenti, freddi d’inverno e caldi d’estate. Le persone, da queste parti, vivono in case sovraffolla-te, stipate le une sulle altre, come tante sardine strette in una morsa di cemento. Un degrado crescente sembra divorare le strade, i palazzi e le stesse persone che vi abitano. Il grigio è un tono predominante, che assume i caratteri di uno stato d’animo.
La gente è cattiva da queste parti, cattiva fino all’osso. Pochi lavorano onestamente, il resto sembra aver capito che si può guadagnare di più in una notte di furti che non in un mese di onesto lavoro.
Non ci sono troppi scrupoli in giro, né troppa gente che ha voglia di farsene qualcuno.
Molte persone da queste parti non hanno morale e si vantano di non possederne una. Molti gettano il proprio cuore contro le pareti di cemento, ricoperte di graffiti. Molti anestetizzano i propri sentimenti con qualche grammo di roba e, intanto, il grigio avanza, si espande, contagia tutti come un morbo, trasmettendosi di generazione in generazione, come una malattia ereditaria. I giovani sono quelli più colpiti. Iniziano presto a scegliere il male, sperando di trovare qualcosa di buono, ma ottengono solo il peggio, finendo per coltivarlo come un cancro. Ma c’è chi resiste, c’è chi combatte questo grigiore marcio. Brandon e la sua famiglia sono tra queste poche eccezioni: poveri, onesti ma soprattutto umili. Sono come un’oasi, fonti d’acqua pulita sgorgate in mezzo al caos.
Ma non è per la sua famiglia che è felice Brandon. Non stasera. C’è dell’altro che lo fa sentire leggero, come se si fosse trasformato in uno strano palloncino. Se ne accorge mentre guarda due fidanzatini, della sua età circa, che si avviano lungo i marciapiedi ricoperti di crepe. Per un attimo s’immagina al posto di lui. Per un attimo si sente come se stringesse tra le braccia lei, la sua lei. Il silenzio della sua casa gli fa da testimone. Il suo cuore batte e ripete quel nome.
È stata una bella giornata oggi per Brandon. È riuscito a stare un po’ di tempo con i suoi amici, si è regalato qualche attimo di felicità con le persone più care che ha e, soprattutto, l’ha vista. Quanto era bella! Lei è sempre la più bella.
La notte fuori dalla finestra è ormai giunta al suo apice. La città sembra immobile. Qualche auto, di tanto in tanto, passa rombando; per il resto è silenzio. Le stelle brillano appese a un cielo terso, mentre le luci di Grey Land sembrano lanciare un alone luminoso verso la volta celeste. Uno spettacolo degno di un dio.
Brandon lancia il suo sguardo lontano, accarezzando le luci e le ombre della sua città. Sente nel petto un’energia alla quale non è difficile imporre un nome.
«Quanta voglia ho di suonare!» pensa.
È sempre così, ogni volta che si sente vivo, sente il bisogno di scaricare tutto quel che prova sulle corde di una chitarra, dando forma e contenuto a quel che suona. Suonare rock, fino a non sentir più le dita, è un’energia! È amore! È sesso! È tutta la sua vita! È la musica! La sua musica.
«Ma cazzo, non ho nemmeno i soldi per una schifosissima chitarra di seconda mano!»

domenica 22 novembre 2015

La realtà in un sogno...

I sogni, seppure restino tali, nel momento in cui li viviamo, sono reali, una realtà illusoria, ma pur sempre una realtà, che scompare nel momento in cui il sogno finisce. Sebbene si tratti di un sogno, è comunque un momento vissuto, quindi vero, ma solo in quel breve momento.
Anche chiudersi in se stessi, pensando di vivere in un mondo immaginario, fa parte in qualche modo della vita. Una realtà forse un po’ diversa da quella quotidiana, una realtà esistita solo nel pensiero, ma pur sempre vissuta.
Vivere in un mondo immaginario o fatto di sogni non è affatto roba da pazzi o da bambini. Solo chi è capace di sognare e credere in quel che sogna può trovare la felicità. Viviamo in un mondo in cui bisogna farsi trovare pronti, pronti per qualsiasi tipo d’avventura. Pronti a realizzare qualcosa d’importante. Pronti a sfidare la vita e a mettere continuamente alla prova le nostre capacità. Nessuno deve alzarsi al mattino e temere di affrontare la vita… La vita non è altro che un’avventura nella quale, con un pizzico di follia, ci si può anche divertire.
Il sogno finisce, laddove la realtà ha inizio…https://www.facebook.com/IlSognoDiBrandon/

Un raggio di sole va conservato per le giornate in cui il cielo è grigio...

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