lunedì 8 maggio 2017

I viaggi più belli si fanno attraverso i libri...


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Dal cielo veniva giù una pioggia spessa e pesante che faceva pensare che lassù qualcuno avesse una gran voglia di annegare il mondo. Le strade erano vuote, e l’asfalto, incorniciato da grossi rivoli di acqua ai lati dei marciapiedi, sembrava essersi trasformato in un fiume amazzonico scuro e minaccioso.
Brandon e Morgan, con grosse gocce d’acqua che scivolavano giù dai capelli, si erano rifugiati sotto la pensilina della fermata di un bus, persi in un qualche recesso della città, a chilometri da casa. I due, evitando qualche pozzanghera qua e là, tornavano da una festa in un locale organizzata da Shelly, una delle migliori amiche di Isabel, e avevano trascorso la serata tra ragazze dalla pelle morbida e calda. Avevano fatto colpo, specie Morgan: alto, muscoloso, con i capelli lunghi e occhi neri e sempre di nero vestito. Le ragazze impazziscono per lui e per il suo modo di essere un po’ misterioso, taciturno, intrigante, strafottente.
Il suo arrivo aveva incendiato la serata, e con quella anche il cuore di un bel po’ di fanciulle. Brandon, invece, si era mosso più leggero tra la musica, il profumo di ragazzine e l’eccitazione, per lo più cercando di stargli dietro, e la serata non era andata male nemmeno a lui.
I due erano usciti da quello splendido inferno/paradiso adolescenziale/ormonale di festa con qualche ammaccatura, una o due macchie di rossetto e tanti di quei numeri di telefono da riempire una pagina di elenco telefonico.
La pioggia si era materializzata poco dopo, lavando via il rossetto e colpendo da ogni parte la portasse quel maledetto vento che quasi li aveva trascinati fino alla fermata, dove speravano in un autobus che non sarebbe arrivato.
Poi lentamente s’era fatta più sottile, leggera, e una strana calma li aveva avvolti assieme ad una nebbiolina fatata che aveva iniziato a salire dall’asfalto umido.
Fu allora che Lei era comparsa come dal nulla.
Lei. Lei.
La sconosciuta. La Dea.
Si era avvicinata lentamente riparata da un ombrellino colorato. Il passo leggero, ancheggiante, regolare; di quelli che sanno di eleganza. Un passo a tempo, cadenzato dalle oscillazioni dei suoi fianchi.
Un-due. Un-due.
A metà tra un valzer e una notte di passione.
Man mano che la sconosciuta si era avvicinata Morgan aveva notato nuovi particolari. La silhouette procace. I capelli sottili e leggeri.
Un-due. Un-due.
E poi le labbra sensuali. E i lineamenti perfetti. E la pelle liscia.
Un-due. Un-due.
E poi la magliettina con lo spacco generoso… e lo spacco generoso.
Un-due. Un-due.
Ipnotizzato da quei passi da pantera, seguendoli al rallentatore, non aveva saputo smettere di guardare.
Un-due. Un-due.
«Dio! La ragazza dei miei sogni esiste davvero!»
Un-due. Un-due.
«Dio! Ma questa è bellissima!»
Un-due. Un-due.
«Dio! Una così, me la sposerei!»
Un-due. Un-due.
Una visione che lo aveva rapito. Come in preda ad un’apparizione mistica o come sotto l’effetto di una forte dose di Valium aveva continuato a guardarla ed a ripetersi che era la perfezione, il top, il meglio. Era come se qualcuno avesse sbirciato in tutti i suoi sogni e ne avesse tagliato via i
brandelli più succulenti per poi rincollarli insieme, fino a ottenere Lei.
Quella sconosciuta era la risposta a tutti i suoi desideri. Era il concentrato di tutto quel che lui aveva sempre voluto e che forse nemmeno aveva osato immaginare di volere! Lei era il pezzo mancante, il completamento della sua anima.